Nadi, pranayama e sakti

La Tradizione parla di 72.000 Nadi o canali pranici che lavorano all’interno del corpo; su questi canali agisce la pratica del Pranayama, disciplina strettamente collegata al respiro che ha la sua origine dentro di noi, grazie all’azione di Shakti.

Sperimentiamo il respiro nel corpo ma sappiamo che l’attività respiratoria non è del corpo, così come non appartiene al mondo esterno: il respiro è una attività propria dell’individuo.
Chiarito questo punto, possiamo sviluppare ulteriormente il concetto di Shiva e Shakti.


I principianti nello Yoga, faticano a concepire questa realtà e, per aiutarli, li invitiamo a sperimentare il movimento di espansione e ritrazione del corpo. Molti dei principianti pensano che la causa dei movimenti respiratori sia l’aria che entra nel corpo, quindi, dobbiamo aiutarli a capire che l’aria è un elemento esterno mentre la causa dell’attività respiratoria risiede dentro di noi; se c’è un blocco da qualche parte, l’energia non si manifesta in quella zona e non c’è il movimento respiratorio.


Chi respira? Il nostro iter scolastico non ci ha preparato a porci domande come questa… Ci è stato insegnato che il corpo ha bisogno di ossigeno e di cibo e che deve eliminare altri elementi ma, nella formazione occidentale, non viene trattato il concetto della coscienza individuale che, invece, è presente nel pensiero orientale, dove il punto di partenza è sempre il principio cosciente.


Differenti Scuole chiamano il principio cosciente con differenti nomi: Shiva o Atma o Purusha, ma si tratta sempre di un’entità indipendente. Se qualcuno ci domanda a bruciapelo "Chi respira?". Ci può trovare impreparati a dare una risposta ma, dopo aver riflettuto, non è difficile arrivare alla conclusione che il respiro appartiene al principio cosciente. E come respira? Con l’aiuto di Shakti che, però, non rimane sempre in contatto con Shiva, perché è impegnata anche in altre funzioni (muovere braccia e gambe, presiedere ad altre funzioni metaboliche, come la nutrizione o l’eliminazione, presiedere alle percezioni sensoriali eccetera).


Se l’energia vitale fosse sempre in unione solo con Shiva, le altre attività non sarebbero possibili. Patanjali ci introduce al concetto di patyahara: dissociazione da ogni attività senso-motoria. Ma chi è che si dissocia? La coscienza che, normalmente, si identifica in tutte queste attività, interrompe il contatto con esse, per poter rimanere con se stessa: Svarupa Avasthanam (pura e primaria esistenza interiore). In pratica, la stessa energia che utilizziamo per andare verso il mondo esterno, se interrompiamo l’attività senso-motoria, può ricomporre l’essenza dell’individuo.
(Dott. M.V.Bhole, Equilibrio degli opposti – pagina 15).