Una sola posizione
So che, in un’ora di Yoga, generalmente, vengono proposte molte pratiche; io vi ho proposto una sola Asana e, se siete abituati a fare tante Asana in un’ora, potrebbe essere stato un po’ difficile per alcuni di voi; in pratica, per quarantacinque minuti, abbiamo lavorato solo con il respiro.
La settimana scorsa, un insegnante di yoga ha detto molto onestamente che insegna asana ma non se la sente di insegnare pranayama.
Se non ve la sentite di integrare tutti i vari aspetti dello yoga, a cominciare dal pranayama, sarebbe meglio presentarsi solo come insegnanti di asana..
Ho sentito che, adesso, incominceranno a proporre dei corsi di Istruttore yoga; un corso di due anni per imparare solo le asana.
Se il mercato va in questa direzione, siamo noi che dobbiamo cercare di attivarci per propagare, invece, una disciplina che sia fedele alla Tradizione e che abbia tutti i suoi contenuti, non solo uno.
È vero che oggigiorno non esiste più la genericità dell’approccio ma esiste la specialità e la super specialità; in questo senso, anche nello yoga si diventa specialisti solo del kriya, solo del mudra, solo di asana ma, come in campo medico, anche uno specialista, alla base, è uno che ha studiato Medicina, che ha studiato tutto e, così, dovrebbe essere per chi insegna yoga.
"Qual è il motivo per cui gli allievi chiedono solo Asana?
Uno dei motivi è che non riescono a stare fermi, devono muoversi… L’altro motivo è che per loro fare Yoga è fare Asana…
Se gli allievi non riescono a stare fermi, tu riesci proponendo la pratica di Asana a dargli un po’ di senso di stabilità?
I tuoi allievi che cosa ne fanno di quella stabilità?
… sperimentano il respiro …
Però, tu dici che loro vogliono Asana, quindi, non vogliono l’esperienza del respiro…
… solo all’inizio…"
Come insegnanti di yoga, però, prima di ribaltare il lavoro dell’allievo, dobbiamo guardare verso di noi e chiederci se siamo noi che abbiamo dato loro questa idea. Se accettiamo il fatto che dicano: "faccio yoga…, è già sbagliato l’inizio".
Chiediamoci:
"Siamo pronti a dare il prodotto completo?
Oppure siamo noi che diamo quest’idea che fare yoga sia fare Asana?"
Due o tre anni fa è uscito un libro sull’ anatomia dello hatha Yoga, dove viene presa in considerazione ogni asana, con i relativi schemi muscolari.
Sull’onda della specializzazione e super specializzazione c’è anche un libro sull’ anatomia del respiro, quindi, solo i muscoli respiratori; mentre nel primo libro c’erano tutte le posture ed il relativo comportamento muscolare, nel secondo libro si è cominciato a fare uno studio sul respiro e la colonna vertebrale.
Come mai, nello yoga si pone l’accento soprattutto sull’aspetto funzionale e respiratorio e anche la colonna vertebrale è presa come punto di riferimento, per ogni tipo di pratica?
Forse, bisognerebbe rivedere i percorsi formativi degli insegnanti di yoga perché in ogni percorso di formazione ci sono degli obiettivi principali; bisogna vedere anche come il nuovo insegnante viene formato, quali sono le priorità, cosa viene loro insegnato come più importante.
Sopratutto per coloro che iniziano da giovani la pratica dello yoga, non dico che non sia importante che esplorino tutte le loro potenzialità, anche sul piano fisico.
Spingiamo i nostri giovani ad impegnarsi in qualche sport, perché sappiamo quanto sia importante nella loro formazione; contemporaneamente, può essere molto utile indirizzarli verso l’esperienza del respiro, in modo che incomincino ad esplorare se stessi anche attraverso questa funzione vitale.
Magari, consideriamo l’uso efficiente delle braccia e delle gambe, come qualcosa di importante per la nostra vita, però, per quanto riguarda il movimento respiratorio, non pensiamo che sia anche questo importante per la nostra vita?
Sentiamoci persone comuni; siamo genitori, zii, nonni eccetera, qual è la nostra immediata risposta?... È essenziale…
Visto che tutti siamo d’accordo nel dire che è essenziale indirizzare i giovani verso l’esplorazione del respiro come attività vitale, soprattutto se il nostro ruolo è quello di educatori, genitori o altro, perché non lo facciamo? Perché non cominciamo a prendere seriamente in considerazione il respiro, le pratiche relative e gli stati interiori che possiamo raggiungere con l’aiuto del respiro?
Se siamo tutti d’accordo, quale sarebbe l’età ideale per cominciare? … Dal momento della nascita…
Se siamo tutti d’accordo e se desideriamo che nostri figli ricevano questo tipo di insegnamento, dove troviamo i centri nei quali possiamo mandarli, per imparare ad esplorare il proprio respiro?
Non possiamo dire che non esistano le scuole che prendono in considerazione la meccanica respiratoria oppure la rieducazione respiratoria; queste scuole ci sono, però, i loro obiettivi sono sempre esterni e professionali; in tutte queste scuole, l’obiettivo è quello d’imparare ad utilizzare il proprio respiro per qualcosa di esterno come il suono di uno strumento o come il canto, per esempio, dove l’educazione respiratoria è molto importante".